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Rebecca di Daphne du Maurier


autore: Daphne du Maurier

editore: Virago Modern Classics

data di pubblicazione edizione: 2015

lingua: inglese

lingua originale: inglese

genere: classico/narrativa gotica




Last night I dreamt I went to Manderley again. It seemed to me I stood by the iron gate leading to the drive, and for a while I could not enter, for the way barred to me. […] No smoke came from the chimney, and the little lattice windows gaped forlorn." / "La notte scorsa ho sognato che ritornavo a Manderly. Ero davanti al cancello che si apre sul viale d’ingresso e non riuscivo a entrare. […] Dal camino non si vedeva uscire fumo, le finestrelle protette da grate parevano bocche spalancate per la disperazione.

 

Nonostante avessi preso in mano più e più volte questo romanzo pubblicato per la prima volta nel 1938, qualcosa nelle prime pagine mi ha sempre bloccato. La narrazione si prospettava lenta e appesantita da descrizioni che, credevo, mi avrebbero annoiato. Tuttavia, memore del capolavoro di Alfred Hitchcock del 1940 ispirato proprio da Rebecca la prima moglie di Daphne du Maurier, non mi arresi a lasciarlo perdere.

Pensai allora che, come spesso mi accade, fosse il fattore linguistico a non convincermi. Mi capita spesso di trovare le traduzioni italiane molto meno coinvolgenti degli originali - forse, se l'inglese è una lingua che vi piace, capite il mio problema - così quando è possibile faccio in modo di comprare i libri nella loro versione originaria. Comprata l’edizione cartacea in inglese, poche settimane fa sono finalmente riuscita a superare l'ostacolo delle prime pagine, immergendomi finalmente nella lettura di questo romanzo gotico, perfetto per il periodo autunnale.

Sì, alla fine la prima parte era davvero lenta e ricca di descrizioni come mi si era prospettata, ma leggendo ci si rende conto che la placida narrazione iniziale, quella della nostra protagonista poco più che ventenne, dama di compagnia di una ricca e crudele donna americana, evolve lentamente in un racconto contrassegnato da simboli e richiami inquietanti, spesso morbosi, i quali permettono di creare una sensazione di inquietudine che diviene via via sempre più forte.

Il romanzo segue una protagonista senza nome molto giovane, timida e goffa, che per mantenersi è impiegata come dama di compagnia presso l'insopportabile signora Van Hopper. La storia si apre così nella soleggiata Monte Carlo, dove la protagonista si imbatte in Maximilian de Winter, vedovo freddo e in apparenza inconsolabile, con il quale instaura un rapporto d’amicizia che evolve velocemente in amore. Innamorata dell’uomo e affascinata dalla sua storia - la quale include la sua enorme tenuta nella campagna inglese, Manderley -  la protagonista accetta presto di diventare la seconda signora de Winter. 

Una volta giunti a Manderley, però, la protagonista si rende conto che Rebecca, la prima moglie defunta di de Winter, è più viva che mai nella memoria di tutti gli abitanti del luogo. È ancora lei a detenere il ruolo di padrona di casa, soprattutto grazie alla servile e morbosa dedizione che le dimostra la sua glaciale domestica personale, Mrs. Danvers, ancora a servizio della casa. 

Perhaps I haunted her as she haunted me; she looked down on me from the gallery as Mrs Danvers had said, she sat beside me when I wrote my letters at her desk. That mackintosh I wore, that handkerchief I used. They were hers. Perhaps she knew and had seen me take them. Jasper had been her dog, and he ran at my heels now. The roses were hers and I cut them. Did she resent me and fear me as I resented her?" / "Forse io la perseguitavo come lei stava perseguitando me; mi osservava, come aveva detto la signora Danvers, dall’alto della galleria e stava seduta accanto a me quando scrivevo le mie lettere, accomodata alla sua scrivania. L’impermeabile che usavo, il fazzoletto. Erano cose sue. Forse lo sapeva e mi aveva visto mentre me ne impossessavo. Jasper era stato il suo cane, ora seguiva me. Le rose erano sue, e io le recidevo. Anche lei era piena di risentimento e paura nei miei confronti, come io lo ero nei suoi?

Dal suo fidanzamento alla sua vita a Manderley, la protagonista si ritrova così a dover combattere con il ricordo oppressivo di Rebecca, figura di donna e moglie in apparenza ideale, perfetta da ogni punto di vista, opposta in tutto alla protagonista. A Manderley, le sale sono arredate secondo il gusto di Rebecca, i servitori seguono gli ordini impartiti da Rebecca, perfino i fiori del giardino sono quelli che ha scelto Rebecca. Il pensiero del confronto con la prima Mrs de Winter ossessiona la protagonista: il suo matrimonio assume ai suoi occhi l'aspetto di un fallimento, mentre l'incomunicabilità che caratterizza il suo rapporto con il marito la lascia confusa e sconsolata. Nonostante provi a liberarsi dalla stretta esercitata dal ricordo di Rebecca, lo spirito di quest'ultima non accetta sconfitte. 

Pagina dopo pagina, però, inizia ad emergere un'immagine molto diversa di quella prima moglie così perfetta. Forse la sua morte non è stata un incidente, forse le cose si sono svolte diversamente da come appaiono, da come tutti credono.

Il personaggio della protagonista, ancora acerba e immatura sotto molti punti di vista, una forma in attesa di essere modellata, risulta grigio se affiancato ai colori intensi che dominano il ricordo di Rebecca, come i rododendri rosso sangue che infestano parte del giardino di Manderley. Ma più la verità viene a galla e più la figura di Rebecca diventa opaca, mentre quella della protagonista acquista forza e vitalità. Potremmo dire che la storia raccontata nel romanzo sia l'ultima avventura di Rebecca e che al termine di questa narrazione la protagonista riesca finalmente a conquistare un suo angolo di mondo, a diventare finalmente il personaggio principale, il tipo di personaggio degno di dare il proprio nome ad un romanzo. In questo senso, la "caduta" di Rebecca e l'ascesa della protagonista procedono di pari passo ma in direzioni diametralmente opposte. Senza l'una non potrebbe esistere l'altra. 

Tramite le azioni dei suoi personaggi, questo romanzo esplora numerose zone grigie della sfera morale nascoste sotto l'apparente perbenismo inglese. La protagonista, nel suo percorso di evoluzione personale, ci dimostra fino a dove ci si può spingere per amore di qualcuno. La scelta risoluta compiuta dalla protagonista verso la fine del romanzo, che sia giusta o sbagliata non importa, è di fatto il suo primo passo veramente indipendente, la prima scelta di una personalità ormai adulta, spoglia di ogni iniziale innocenza.

Insomma, nonostante l'inizio recalcitrante, questo romanzo mi ha stregato ed è entrato a pieno titolo nella lista dei miei libri preferiti. Abbinata poi all'omonimo film, questa storia trasuda un'atmosfera gotica così densa e oscura da renderlo veramente perfetto per tutti i lettori che siano in cerca di un romanzo oscuro da sfogliare durante questo periodo dell'anno.


Rebecca, film di Alfred Hitchcock, 1940


Le traduzioni italiane delle citazioni sono estrapolate da Rebecca la prima moglie, Il Saggiatore, 2020, tradotto da Marina Morpurgo.

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